Milan Approach

LA PSICOTERAPIA SISTEMICO-RELAZIONALE

Una mano non è cinque dita.
Sono quattro relazioni.

Gregory Bateson

L’approccio Sistemico-Relazionale alla psicoterapia nasce negli Stati Uniti intorno agli anni ’50, come punto di convergenza di una serie di sviluppi concettuali.
Il primo è sicuramente l’idea, sviluppata dall’antropologo Gregory Bateson, dell’individuo come “prodotto” in continuo divenire degli scambi interattivi con il suo ambiente e con gli altri individui. Il contesto passa, quindi, da sfondo a generatore di senso e significato.
A ciò si unisce il lavoro del gruppo di ricerca del Mental Research Institute di Palo Alto sulla comunicazione: l’assunto per cui “Non si può non comunicare” porta alla visione comunicativa del sintomo: non più espressione di una patologia individuale, ma risposta ai contesti relazionali in cui chi lo mostra è immerso e, quindi, informazione su di essi.
Il terzo pilastro fondatore di questo approccio terapeutico consiste nell’applicazione alla psicoterapia della Teoria dei Sistemi, sviluppata da Ludwig von Bertalanffy. Secondo questa teoria i fenomeni fisici, biologici e sociali sono formati da parti fra loro interagenti in un’entità che differisce dalla semplice somma delle sue parti, poiché formata ed influenzata anche dalle relazioni che le parti intrattengono fra loro e con l’ambiente.
Si va quindi strutturando un approccio totalmente nuovo alla psicoterapia in cui il focus del lavoro del terapeuta, e contemporaneamente il suo principale strumento di lavoro, diventa la relazione, l’osservazione della complessità dell’interazione fra le parti. Attraverso le dinamiche relazionali e comunicative si cerca di comprendere il disagio, di qualunque natura esso sia, e attraverso le stesse dinamiche si può trasformarlo. Questo è possibile grazie alla cibernetica: i sistemi utilizzano i risultati delle loro attività interattive passate come informazione per le scelte future. Questo meccanismo di retroazione e autoregolazione viene utilizzato di volta in volta da individui, coppie, famiglie e gruppi per mantenere lo status quo (retroazione negativa) o per favorire il cambiamento (retroazione positiva).

Il Milan Approach, o modello di Milano, che io seguo, nasce da tutto questo nei primi anni ‘70 grazie al lavoro di quattro grandi professionisti milanesi: Luigi Boscolo, Gianfranco Cecchin, Mara Selvini Palazzoli e Giuliana Prata. È un approccio alla Psicoterapia Sistemico-Relazionale che fa di queste premesse teoriche un punto di partenza per creare uno scambio dialettico con gli altri approcci alla terapia familiare ma che, a differenza di questi, si pone in una prospettiva cosiddetta di secondo ordine. Dato che il cambiamento in un sistema viene innescato da meccanismi di retroazione, non è possibile che il terapeuta modifichi intenzionalmente il sistema con un intervento esterno, da osservatore non partecipante: potrà solo influenzare il sistema (ed esserne influenzato) entrando a farne parte.
L’obiettivo della psicoterapia diventa quindi quello di ampliare la rosa di possibilità che il sistema (individuo, coppia, famiglia o gruppo che sia) ha davanti, strutturando una nuova relazione, quella terapeutica, che inneschi la creazione di narrazioni alternative del passato, del presente e del futuro.
In questa cornice, ogni punto di vista è prezioso, non solo quello dell’esperto: si tratta di un processo circolare e polifonico di narrazione e ri-narrazione, del quale il terapeuta è parte integrante e attiva come tutti i clienti.