I disturbi alimentari, come il nome suggerisce, sono problematiche psicologiche che riguardano il rapporto fra le persone e il cibo. Per la maggior parte, chi soffre di disturbi alimentari ha una impellente necessità di controllo che non riesce a soddisfare in molti ambiti della vita quotidiana (scuola, lavoro, famiglia. Se applicato al peso, alla forma fisica e all’alimentazione in maniera sufficientemente rigida, però, il controllo si dimostra più efficace e si trasforma, quindi, da problema a soluzione.

I disturbi alimentari possono insorgere fin dall’età infantile, come nel caso della Pica, la tendenza a ingerire continuamente sostanze non commestibili, o del Disturbo Evitante/Restrittivo dell’Assunzione di Cibo, in cui il bambino si alimenta esclusivamente di pochi cibi favoriti, non riuscendo a soddisfare le proprie necessità nutrizionali.

È però nell’età adolescenziale o adulta che questo tipo di disturbi si cronicizza, assumendo forme variabili.
Nell’Anoressia Nervosa, la persona diminuisce progressivamente l’apporto energetico fino a portare il suo peso a livelli più bassi di quelli normali o attesi in base a età, sesso e stato di salute. Possono verificarsi abbuffate seguite da comportamenti compensatori (vomito autoindotto, attività fisica, assunzione di lassativi) e sono presenti anomalie nella percezione del peso e nella capacità di valutare la gravità del calo ponderale. Il corpo è visto come un nemico da cui difendersi.

La Bulimia Nervosa è invece caratterizzata da un’autovalutazione basata principalmente sul peso, che si traduce in un comportamento alimentare estremamente controllato in pubblico. La difficoltà a tollerare le emozioni negative derivanti dalla dieta ferrea porta, nel privato, a piccole, necessarie trasgressioni che si trasformano in vere e proprie abbuffate, seguite da comportamenti compensatori che vanno dal digiuno al vomito autoindotto.

Nel Binge Eating Disorder, infine, la tendenza alle abbuffate non si accompagna ad alcun tipo di comportamento compensatorio, né a regimi alimentari particolarmente restrittivi. La persona che soffre di Binge Eating Disorder è intrappolata in un circolo vizioso in cui le emozioni negative scatenano le abbuffate che danno un benessere istantaneo, ma poi diventano fonte di imbarazzo e senso di colpa, che a loro volta provocano altre abbuffate.

Il Binge Eating Disorder è fortemente correlato con i disturbi del tono dell’umore e con l’obesità.

Le persone che soffrono di disturbi alimentari, come sottolineato dal gruppo di lavoro del Centro Pilota Regionale per la Diagnosi e la Cura dei DCA dell’Università di Torino, presentano numerosissime resistenze ai trattamenti psicologici (BMC Psychiatry, Novembre 2013).

La Psicoterapia Sistemico-Relazionale, nella sua declinazione familiare, ha fatto i suoi primi passi proprio nella cornice della cura dei disturbi alimentari. I disordini del comportamento alimentare sembrano, infatti, fortemente correlati alle caratteristiche delle relazioni all’interno della famiglia d’origine, in particolare per quanto concerne il tema dell’autonomia. Contestualizzare il sintomo come risposta ad un determinato pattern relazionale significa costruire, per la persona che soffre di disturbi alimentari, un ponte verso l’autonomia, che conduce all’abbandono del sintomo in favore di una soluzione più funzionale.

Trovo inaccettabile che la violenza costituisca la base di alcune delle nostre abitudini alimentari.
– Dalai Lama –

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